Le misteriose ombre del Primiero

I Gialli della Montagna

Un giornalista, uno dei tanti che cercano di capire e spiegare l'incomprensibile, viene mandato dal suo giornale alla Questura di Trento per intervistare un commissario di polizia: "Senta commissario, è vero che i due suicidi hanno utilizzato una pistola tedesca per spararsi alla testa?". "Si, una Luger, e si sono ammazzati con la stessa pistola, anzi, erano due pistole praticamente identiche, avevano anche la matricola, ma le armi non erano registrate da nessuna parte e non siamo ancora riusciti a risalire al proprietario, ammesso che ci fosse".

Al secondo piano della Questura, all'ufficio corpi del reato, un brigadiere comincia a gridare come un pazzo. Un agente accorre: "Che succede brigadiere, che succede?" . "Dove cazzo sono le pistole tedesche, dove cazzo sono... non mi manderanno in pensione, maledizione!!".

Un bambino corre felice con suo padre, in un campo, tra i boschi". L'uomo coccola il suo piccolo: "Vedi amore, lì in alto, quelle sono le pale di San Martino". Il bambino vede qualcosa e si svincola: "Papà, papà, guarda, una macchina da scrivere, la posso portare a casa?". Il padre si avvicina e la scena non gli piace. A terra, vicino al fiume, due pistole Luger sono attaccate insieme formando una figura geometrica con la punta verso il sud. L'uomo afferra il figlio, lo trascina e si allontana. Il bambino piange, piange avendo perso il suo giocattolo. La macchina da scrivere, una Lettera 22, è appoggiata ad una roccia dove confluisce l'acqua del corso del fiume. I flussi, talvolta lenti, talvolta rapidi, toccano i tasti dell'oggetto metallico che, senza una logica, risponde alla forza della natura: "Tac, tic, tic, tac...".

Andrei si alzava felice tutte le mattine. La madre gli dava un'ora di tempo per stare con la sua Metit. Dopo avrebbe dovuto lavarsi, fare colazione e prepararsi di tutto punto per andare a scuola. Ma al ragazzo quell'ora bastava. Un tempo, una eternità. Così Andrei preparava la sua scodella dove metteva un ghiotto pasto di zuccherini e biscotti e la sentiva Metit cantare e la sentiva chiamarlo perché sapeva il cavallo che c'era sempre a quell'ora l'arrivo del suo compagno. Andrei correva, apriva la stalla, abbracciava Metit avvicinandogli la ciotola e poi si accucciava sotto le sue zampe e parlava, parlava, si parlavano insieme: "Sai Metit, oggi la maestra ci darà un compito da fare, dobbiamo scrivere del nostro migliore amico. Io so che i miei compagni mi prenderanno in giro, ma io scriverò di te". E Metit rispondeva e parlava, senza parole, agitando la testa, sbruffando, muovendo le zampe.

Una macchina percorre Passo Cereda, viaggia una famiglia per una vacanza. Un padre, una madre, un bambino. Avevano lasciato il Veneto per raggiungere le Dolomiti trentine. Tra le foreste del Parco di Paneveggio vedono un uomo chino su un pezzo di terra. La moglie: "Che fa quel tipo lì...?". Il marito: "Non lo vedi, sta scavando la terra, farà una buca...". E ride. La moglie fissa l'individuo che si gira di scatto. È senza faccia, non ha un volto! La donna comincia a gridare: "Accelera! Vai via da qui, più forte, vai più forte!!". Il marito, sconvolto: "Che cos'era, che cos'era?".

Il commissario di Milano ha finito le sue vacanze, deve rientrare. Il suo amico e collega di Trento lo accompagna in stazione. I saluti sono meno importanti delle domande: "Sai, proprio non ti invidio. Io tornerò a tribolare con i delinquenti di Milano, ma voi qui avete una gigantesca patata bollente!". "Io preferisco non pensarci - dice il collega - anzi mi tengo alla larga. Ho pure chiesto un trasferimento alla polizia postale." "Sai mantenere un segreto?". "Certo che sì...". "Ti dirò, ho fatto una lunga passeggiata sulla pista ciclabile, da Mezzano a Fiera di Primiero. Ero curioso di vedere il posto, il fiume, il luogo esatto dove è stato trovato il cadavere". "Sì… e allora?". "Faceva freddo, ma a metà del percorso sentivo strane sensazioni di calore. Erano come ondate che mi arrivavano e le rocce, le pietre, i sassi, si riscaldavano". "Ma che dici?". "Non parlarne con nessuno...". "Certo che no... ma...". "Vedevo le rocce fumare, lanciavano il vapore dell'umidità che ribolliva!". Il treno partiva. I due poliziotti si lasciavano con gli sguardi fissi su un dubbio o un'ipotesi: "Stavano diventando tutti pazzi?".

La potentissima corporation "Disneyland Dolomiten" ha la sua sede centrale in Lussemburgo. I nomi dei suoi componenti sono riservati, come quelli di una loggia segreta. I fratelli sono preoccupati e spaventati. Si chiedono che cosa si farà ora senza più l'apporto dell'Innominabile. Un uomo che era riuscito a compattare e diversificare tutti i capitali attraverso decine di finanziarie tutelate dalle leggi di paesi a regime di "paradisi fiscali". L'Innominabile era l'anello di congiunzione tra una miriade di interessi, era la garanzia dell'inviolabilità del segreto su tutto. Rimodellava il denaro, riciclava, investiva ricchezze illecite di svariate mafie. Con lui muore anche il progetto. Uno dei fratelli: "Nessuno di noi può esporsi, lo sapete benissimo. Dovremmo convocare mafiosi e criminali e, al tavolo dell'incontro, mettere le nostre facce! Diverremmo ricattabili. Ora anche il nostro denaro è a rischio, anzi è certo che perderemo i nostri soldi e saremo costantemente sotto la minaccia di famiglie che nemmeno conosciamo. Ci accuseranno di averli presi in giro, pretenderanno penali a nostro danno. Il movente è chiaro, qualcuno ha tradito per estrometterci, forse non uno di noi. Ma l'unica via di uscita ora è scoprire chi è stato!!".

All'entrata della corporation i fratelli avevano deciso, a titolo di vanto, di piazzare il plastico del progetto della Disneyland del divertimento delle montagne. Una riproduzione che, in miniatura, faceva già impressione. Un'idea avveniristica, folle e visionaria, ma tecnicamente possibile con tre centrali di termo produzione di energia che avrebbero sciolto fino all'ultimo fiocco di neve, scongelato tutto il vasto perimetro, e reso accessibile l'area per tutto l'anno. Una fantastica struttura ad arco avrebbe poi inglobato il parco divertimenti sotto una cupola trasparente in plastico fuso con acciaio. Una città futuristica, marziana con dentro la visione della natura aperta, esistente, separata. Ufficialmente, nel progetto, i termo produttori di energia sarebbero stati alimentati con materiali legnosi di scarto e muniti di filtri che avrebbero abbattuto i fumi per un impatto ambientale cosiddetto zero. Ufficialmente, perché questo tipo di alimentazione sarebbe stata garantita solo negli orari di luce e visibilità. Con il buio sarebbero entrate nel gioco le famiglie, o meglio, alcune famiglie, quelle dedite allo smaltimento di svariati tipi di rifiuti. Un solo ostacolo, dopo la luce, era rappresentato dal vento. Se non c'era vento i fumi sarebbero stati visibili.

Un problema risolto da un genio dell'ingegneria, uomo di una cosca che di spazzatura se ne intende: "Dobbiamo portare i tubi di scarico ad una altezza di tremila metri e affiancare, ad ogni scarico, una potentissima ventola che porta i fumi a contatto con le nebbie di montagna. E il gioco è fatto! Capisco le perplessità, occorre un investimento stratosferico, ma di soldi ne abbiamo quanti ne vogliamo. Noi dobbiamo pensare al ricavato che moltiplicherà le cifre stratosferiche tra qualche anno". La sede dorata dei fratelli in Lussemburgo era la testimonianza vivente di una differenza tra la criminalità reale e la criminalità legale. Due mondi che si erano integrati tante volte.

Prima di esporre il suo progetto al capo, lo psichiatra siciliano ha bisogno di tre risposte: "C'è una cosa che non capisco... Hai sempre voluto tenere alla larga i terroni, e ora li fai entrare con tutte le loro immondizie...". "Non avevo scelta, c'era bisogno di tanto denaro fresco e fiumi di capitali, era necessario... ma ho già in mente come fare per ricacciarli tra le loro fottute terre quando non ci serviranno più". "E poi - domanda lo psichiatra - come la metti con i camion che passeranno di notte dai campi della donna, pensi che non se accorgerà? Non sarebbe meglio lavorare per farla andare via per sempre?". "No, no, desterebbe troppi sospetti, noi dobbiamo fare in modo di averla tra le nostre mani, con la paura... più la spaventiamo e più farà finta di niente". "Sì, ma tutti quei camion di notte, che passano, portando rifiuti speciali, fusti avvelenati, ogni tipo di immondizie e di schifezze… con la presenza della donna... è una testimone troppo scomoda...". "Abbiamo già ottenuto le autorizzazioni al passaggio dei camion, è tutto regolare. Le "schifezze" sono imballate e nascoste in enormi bancali di legno e confuse con i resti legnosi. Nei forni si butteranno i bancali direttamente, non se ne accorgerà nessuno".

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