Chiesa di San Silvestro

Monte Totoga, Imer (Trentino-Alto Adige)

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La chiesa di San Silvesto, sullo sfondo gli abitati di Imèr e Mezzano e il gruppo del Cimonega
La chiesa di San Silvesto, sullo sfondo gli abitati di Imèr e Mezzano e il gruppo del Cimonega

Ancor prima di entrare a Primiero dallo Schenèr, lassù sul Monte Totoga, a guardarci come una statuaria vedetta, la chiesetta di San Silvestro non passa certo inosservata. E se non è difficile che ci salti in testa la domanda “perché mai dovrebbero aver costruito una chiesetta, lassù?”, tanto più difficile sarà resistere alla tentazione di andarla a vedere da vicino.
Anche perché ne vale sicuramente la pena. A partire dal panorama mozzafiato che ci si spalanca davanti agli occhi non appena la raggiungiamo, con gli abitati di Primiero ai nostri piedi, lo sguardo severo delle Vette Feltrine di fronte, appena un po' più alte di noi.
Forse, una volta che ci siamo davanti, iniziamo a capire perché questa chiesetta, ancora nel XIII secolo, sia stata costruita proprio lì, lontana dai centri abitati e dall'accesso tutt'altro che agevole.

La leggenda della sua origine racconta che il luogo dove questa chiesa avrebbe dovuto sorgere era posto molto più in basso rispetto alla sua collocazione attuale, ma una volta che tutti i materiali per la sua costruzione erano stati portati sul luogo, trascorsa la notte venivano ritrovati in un altro punto, più in alto. Vennero riportati sul luogo designato ma inevitabilmente, il giorno seguente erano di nuovo lì dove erano state spostate. Questo accadde per ben tre volte, e questo portò la gente a credere ad un intervento divino, che aveva scelto quel punto e lì venne infine costruita la chiesa.

Per secoli San Silvestro è stata una delle più ricche dell'intera valle, tanto da potersi permettere di aiutare economicamente le altre in difficoltà. Con ogni probabilità la sua fortuna è stata quella di aver rappresentato fin da subito un punto di riferimento sia per le comunità della valle di Primiero, sia per quelle della valle del Vanoi, diventando un importante raccordo tra le due realtà, un elemento sacro che entrambe le comunità sentivano proprio, e che ancora oggi, entrambe vantano.


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