I predatori di funghi

Testimonianze di valligiani in Primiero

Tesina di Daniele Gubert - m. 14362/SO

Seminario di Antropologia del Turismo nel Corso di Antropologia Culturale
Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Trento
A.A. 1992/93 - dott. D. Canestrini

 

Lycoperdon Perlatum (volg. Slòfa) in loc. San Giovanni, Mezzano - ph. :DTM.
Lycoperdon Perlatum (volg. Slòfa) in loc. San Giovanni, Mezzano - ph. :DTM.

Premessa

Tengo a mettere in chiaro che, nella presente ricerca, il mio sarà un punto di vista emico. Mi ritengo infatti membro indigeno della comunità montana meta di turismo di massa presa in esame. Non solo perché ho legami di parentela con le persone intervistate, ma anche perché nei boschi del Primiero ho trascorso la mia infanzia e tuttora, appena possibile, vi faccio ritorno.

Preciso che ho fatto la conoscenza di gran parte dei 'turisti' che vengono chiamati in causa nei vari racconti.

Le fonti da me utilizzate non vanno molto al di là dell'esperienza vissuta, personale o mediata nel racconto di altri. Ipotesi e conclusioni non derivano da lavoro scientifico sul campo, bensì da osservazioni protoantropologiche di carattere squisitamente soggettivo. Non si pretende in questa sede di esaurire la questione, ma di darne una originale interpretazione. È inteso che mia è ogni responsabilità per errori, omissioni, trattazioni grossolane.

Fungaiolo accanito fin dall'età di 7 anni, quando cominciai a recarmi, con i fratelli più piccoli, a pascolare le capre sulle ripide "val" della montagna di fronte a casa, sono cresciuto con una insofferenza intestina per i predatori di funghi.

A chi si mostrava simpatico o prodigo verso di noi pastorelli, facevo talvolta da guida nei posti di funghi che, giorno dopo giorno, avevo conosciuto a menadito. Magari con un po' di vanto, considerando sprovveduti quegli adulti dal fiato corto e l'accento del basso Veneto.

Fu un grave errore: il mattino seguente si trovavano i buchi, perché i furbastri ci avevano anticipati, facendo man bassa dei miceti quando ancora noi ci rivoltavamo sotto le coperte.

A quel punto cominciai ad avere in odio tutti i frequentatori "'taliani" di quel bosco, e la competizione, che già esisteva tra di noi ragazzini, si instaurò tra noi e loro: sviluppammo un codice segreto di comunicazione via urlo, demmo un nome a ciascun posto ed elaborammo strategie di movimento per limitare i danni di quelle intrusioni.

Il bottino di quei giorni d'estate non era mai abbondante: il bosco, secco o umido, non ci regalava che frutti di piccole dimensioni. Chissà perché, le brise più grosse le vedevamo a malincuore nei cesti degli altri... E quando la fortuna ci assisteva, il tal posto restava nella memoria come il posto della tal scoperta, soffiata agli avversari.

Molto spesso rimanevano a noi i funghi meno conosciuti e apprezzati, che avevamo imparato a conoscere uno per uno, consultando il libro illustrato insieme al papà. Ma proprio di queste amanite mangerecce, russole o boleti dai colori strani non raramente trovavamo scempio: mozzati, calciati, calpestati.

Alla fine dell'estate, comunque, il vasetto o due di sottoli e il sacchetto di funghi secchi, erano il nostro orgoglio da portare alla casa di città. Nelle occasioni speciali venivano consumati, centellinati, e l'onore dell'apprezzamento dell'ospite, assieme al finire della scorta, ci riempiva di voglia di estate.

Passò qualche anno; nessuno più ci teneva le capre d'inverno, e furono vendute. Fu inoltre approvata una legge che discriminava i raccoglitori in residenti e non-residenti, permettendo a questi ultimi di andar per funghi solo nei giorni pari. Bisognava far uso di recipienti rigidi e forati, pulire i funghi sul luogo di raccolta, non partire prima delle sette e distruggere qualsiasi fungo era vietato.

Ma niente sembrava cambiare. Anzi, crescevamo sempre più esacerbati da tante e palesi violazioni. Sacchetti di plastica, muschi desertificati, funghi tagliuzzati, banchetti di mosche su defecazioni incartate, orari ignorati.

Un giorno venni perfino all'insulto con un signore trevigiano che, incurante di qualsivoglia regola, da anni si riempiva la giacca a vento blu di porcini e quando giungevamo nel bosco, era già sulla via del ritorno. Lo vedo tuttoggi, nei giorni d'estate, e spero che la vecchiaia se lo prenda, quel 'ladrone'.

Di tanto in tanto visito la malga della zia, attorniata da boschi rigogliosi e sottoboschi floridi. Qui la caccia (al fungo) è molto più proficua che a fondo valle. Ma anche i cacciatori, e i loro comportamenti, si rendono più evidenti. Ci sono solo due costruzioni, lassù, ed è inevitabile che essi si fermino presso una delle stazioni.

La scelta del "testimone privilegiato" non poteva che cadere su questa simpatica donnona, che vive lì da più di vent'anni con la famigliola e che, di "homo boletus", ne ha visti passare tanti.

Un paio d'estati fa, alla sera, il discorso cadde proprio su di loro, questi cacciatori-raccoglitori del 2000. Ne uscirono tante di quelle storie, che volevamo scrivere un libro....

Sviluppi storici

Ai tempi pre-turistici, quelli delle 365 polente all'anno, le varietà di funghi conosciute dalle massaie del Primiero non erano molte.

"Per tradizione si coglievano esclusivamente i fìnferli (gallinaccio), le brìse (porcino), i fonghi del sangue o del pin (agarico delizioso), i spiendoi (spugnola), le zate de ors (ditola), le ombrèle (bubbola maggiore), i fonghi del prà (prataiolo), i fonghi de la zoca (chiodini), ecc."(1). Quasi sempre i funghi venivano consumati freschi, cucinati con lardo o pancetta (VIII-M:); non si conoscevano tecniche di conservazione. La raccolta avveniva a seconda del bisogno, seguendo le regole di un'economia di sussistenza.

Intorno agli anni '60, i primi commercianti e villeggianti provenienti specialmente dal Veneto (I-A:), iniziarono a diffondere una certa conoscenza intorno a funghi; ciò avveniva di riflesso, perché certamente questi soggetti avevano interesse a sfruttare l'ignoranza degli indigeni.

Questi certo non si rendevano conto delle miniere d'oro rappresentate dai loro sottoboschi, e si potevano verificare truffe colossali (I-R:/VI-M:).

Si cominciarono a considerare mangerecce specie prima velenose e si acquisirono tecniche culinarie, si impararono modi di conservazione. Una risorsa prima considerata marginale e a disposizione di tutti, cominciava ad avere un prezzo. I possessori di rigide o nobili schiene certo non si sarebbero avventurati per gli erti boschi con l'incertezza del risultato... Tanto meglio acquistare dal bifolco, che conosce i posti.

Da complemento agratis di un umile desco, a prelibatezza sulle esose tavole dei facoltosi.

Ma con l'avvento del turismo di massa, dovuto al boom della classe media, i funghi furono richiesti su un numero sempre maggiore di tavole, e i polpacci e le schiene dei villeggianti iniziarono a ritenersi resistenti al pari di quelle dei contadini. Quelli che la sera, se avanzava tempo, andavano a funghi ma che durante l'estate erano occupati nella fienagione, nella cura dei campi e nel pascolo del bestiame, durante l'autunno nel raccolto e nel taglio della legna per l'inverno.

Non mancò chi, tra i valligiani, decise di darsi alla raccolta e al commercio a tempo pieno; magari con poco criterio, come fu fatto inizialmente per lo sfruttamento del legname. Ma soprattutto, il profumo porcino di facili guadagni fu intravisto da qualche intraprendente veneto deciso a non lasciare che qualcun altro trivellasse un pozzo dov'egli era riuscito a individuare la presenza di un giacimento.

Il resto è storia dei giorni nostri.

Profili delle neocreature del bosco

1.L'IGNORANTE

Nessunissima conoscenza di qualsivoglia fungo (ha ammirato e mangiato porcini a casa dell'amico). Con la scusa di una passeggiata, si inoltra per un sentiero sconosciuto che si diparte dalla strada lungo il torrente. Che fortuna! Trova un sacco di funghi. Si toglie la camicia, se non aveva con sé una busta di plastica. Raccoglie tutto. Poi va da un paesano, con della poltiglia irriconoscibile nonché tossica, e si vede buttare tutto via (IX-A:).

2. IL VANDALO

Sa distinguere i funghi di mercato (porcini, finferli) da tutti gli altri, che sono spazzatura. Anzi gli fanno rabbia, perché talvolta lo ingannano. Gli piace vedere a che punto si fermano se li lancia e li fa rotolare giù per il burrone. Se ha mira, becca un pino. Se è stanco, li falcia col bastone. Se vuole vedere il timbro della suola degli scarponi nuovi, li calpesta. Se è un calciatore, batte il rigore. Se è un artista, ci incide una croce. Se è incavolato, li tagliuzza.

3. IL PRINCIPIANTE INVIDIOSO

Ha letto un manuale sui funghi alpini ma finora aveva raccolto solo quelli delle colline. "Dopo aver vagato nel bosco senza trovare nient'altro che quattro rachitici funghetti che, solitari, sbatacchiano nel fondo del cestino, incrocia sul sentiero un vecchietta che, con grande indifferenza, guardandolo con compassione, cerca di nascondere ai suoi occhi un raccolto fantastico di porcini perfetti, di cantarelli improbabili, di ovoli quasi irreali".(2) Non riuscendo a carpirle alcun segreto, si dedica all'inseguimento degli autoctoni (III-A:).

4. IL VERO MICOFILO

Osserva le regole fondamentali indipendentemente dal fatto che abbiano vigore di legge. Il suo obiettivo non è l'accaparramento selvaggio, bensì il godimento ecologico. Conosce il bosco sotto tutti i suoi aspetti. Ci va per rilassarsi. Tappa i buchi lasciati dal vandalo.

5. LO SNOB

Nella libreria di casa tiene tutti i volumi di una lunga collana di testi illustrati sui funghi. Di tutti sa il nome latino, il nome volgare, il nome dialettale. La moglie conosce tutte le ricette di cucina mai scritte. Nel bosco respira aria pura, si libera delle tossine accumulate in città, ritrova la sua dimensione di uomo. Raccoglie a palate, ma in modo intelligente (a detta sua). Non lo fa per vendere, lui, non ne ha bisogno...

Ama a tal punto la natura che se ne porta a casa il più possibile.

Le proprie buone regole sono quelle che contano. Snobba il predatore, non può vedere l'ignorante (V-A:).

6. IL PREDATORE

Arriva sul posto la sera. Dorme in macchina. Nel cuore della notte si alza e con la pila fa la prima retata. Cammina tutto il giorno, finché non ha finito tutto il giro. Quando il cesto è pieno, ritorna alla base e svuota tutto nel bagagliaio. Oppure nasconde le borse in luoghi definiti. Può avere complici. Se è lontano e non teme di essere sorpreso, riempie anche la rete di scorta. Poi le tasche della camicia. Può arrivare a trasportare una quantità di porcini pari a un 1/4 del suo peso. Raccoglie solo quelli, gli altri solo in caso di scarsità generale. Solo se riempie almeno una cassetta nel bagagliaio, può dirsi contento. Tornando a casa, distante 150 Km, pensa a come spenderà quelle 600.000 lire (XII-A:).

N.B.: Si danno infinite combinazioni e varianti.

Osservazioni antropologiche

Il contenuto della narrazione d'intervista qui riprodotta è assai ricco di spunti di riflessione. Un'analisi approfondita richiederebbe risorse di tempo e strumenti interpretativi non a nostra disposizione. Ci limiteremo quindi alla considerazione di alcune caratteristiche comportamentali dell'homo boletus.

IL BARATTO

Lo scambio ineguale ha una lunga storia. Lo inventarono forse gli esploratori occidentali che in cambio di perline, specchietti o fucili ottenevano oro, pelli, diritti territoriali. Tuttoggi rifiliamo ai paesi senza sviluppo (o in via di) mostri di tecnologia obsoleta con valore di mercato azzerato. Avendone di ritorno materie prime a prezzi stracciati.

Sappiamo dei turisti italiani in Kenya che barattano vestiario smesso o bigiotteria fuori moda per preziosi pezzi d'antiquariato. Ma il turista italiano in Italia, che cerca di fregare i pastorelli montanari propinando loro uno zainetto malfatto per qualche chilogrammo di ben più preziosi frutti del bosco (VI-A:/

VII-A:), non è da meno. E la storia della trasformazione dei funghi in medicine (I-R:/VI-M:)?

Siamo sempre di fronte allo stesso fenomeno: lo sfruttamento dell'ignoranza (talvolta presunta) altrui. Condito del solito, spudorato, paternalismo.

IL TROFEO

Per i cacciatori-raccoglitori del 2000, specie quelli che non hanno motivazioni lucrose, il fungo rappresenta un segno di distinzione, di proprietà esclusiva di una rarità. Poter esibire cotale splendore e genuinità, sapendo che non si tratta di prodotto coltivato e difficilmente individuabile, dà grande soddisfazione. Il prestigio sociale aumenta non solo in seguito al suo consumo, ma alle regalie di piccole quantità ad amici, parenti e creditori di favori. E pensare che, nella scala di prestigio professionale, i raccoglitori stanno sotto gli impiegati delle imprese di pulizie.

Per i cittadini antisportivi che nei boschi non ci metterebbero mai piede, si tratta allora di acquistare questa prelibatezza. Non immaginando l'estrema imprevedibilità del raccolto, vorrebbero poterne comprare in qualsiasi momento, la quantità e la qualità voluta (I-A:/II-A). Come le ciliege, che grazie all'import si trovano dal fruttivendolo anche in inverno.

I porcini di grosse dimensioni, un po' come le trote da metro, divengono ambiti trofei da fotografare e di cui menar vanto. Se poi il magnifico esemplare ha un valore d'uso relativo per il valligiano che lo ha rinvenuto, si scatena il gioco dell'asta tra i cacciatori gabbati sul piano dell'esperienza ma in grado di rifarsi su quello del portafogli.

Che figurone con gli amici, aver spuntato la brisona per un centone tra tanti concorrenti...

L'INSEGUIMENTO

I neofrequentatori di una data zona fruttifera sanno che, se vogliono avere successo già alla prima spedizione, non possono lasciarsi guidare dal caso, bensì necessitano di informazioni precise sui posti più convenienti. La tecnica più usata è quella dell'inseguimento di altri fungaioli, con un po' di fortuna più esperti: ad una certa distanza, quatti quatti, facendo i finti tonti. L'inseguito, che sempre se ne accorge udendo il calpestio, devia o accelera il più possibile, tentando di far perdere le proprie tracce. Ma non sempre ci riesce, specie quando il bosco è molto frequentato, e, avvistati dei funghi, li deve raccogliere molto speditamente, senza pulirli, senza dare nell'occhio. Magari lì intorno ce ne sono degli altri e, se l'avvoltoio si accorge che hai fatto centro, sei spacciato.

Regola d'oro: coprire il raccolto nel cesto con una maglia prima di incrociare qualsiasi altro cercatore o di transitare lungo il sentiero principale. Se non ti mostri indifferente e affrettato, ti assalgono di domande: vogliono vedere questo e quello, vogliono sapere dove, vogliono che analizzi il loro raccolto.

Specialmente il fine settimana, quanto frotte di automobili TV VE RO VI MI affollano ogni piazzola esistente lungo la strada forestale, nei boschi e nei prati il gioco è sempre il medesimo: guardie e ladri, nascondino. Rigorosamente tutti contro tutti.

(III-A:/IV-A:).

IL RICHIAMO DELLA FORESTA

La famigliola se ne va per funghi. Ma, si sa, rende molto di più dividersi ed avanzare a raggiera. "Uuuuuuu"... "Oooooooo"... "Caaarlooo, ne hai trovaaatiiii?"... "Mammmaa, è buoono queestooo?"... "Cooorri, coorriii, qui ce n'èèè"... "La seenti l'ecoooo"... "Maaarcoo, dove seiii?"... (XII-M:/A:).

"Toc, toc, toc, toc...": chi teme le vipere, si difende martellando il terreno con il bastone. Il canto degli uccelli, il rumore del vento tra le foglie, lo scroscio del ruscello... peccato che non si possa alzarne il volume.

L'AGGIRAMENTO DELLE LEGGI

La intenzionale elusione delle regole che disciplinano la raccolta di funghi in provincia di Trento è ormai diventata costume. I nuovi trucchi si propagano ad alta velocità, aggiungendosi al repertorio di ciascun buon imbroglione. Per correre pochi rischi di incorrere in sanzioni, è fondamentale, se non conoscere di persona il guardaboschi, almeno le sue abitudini. C'è quello di manica larga, quello che si lascia corrompere (da donazioni di funghi o denaro), quello intransigente ma che passa solo di giovedì o dopo le 9:00... Ad ogni buon conto, un efficiente law-enforcement sembra ben lungi dall'essere attuato.

Per quanto concerne la nuova L.P. n° 16 del 6 agosto 1991, che prevede il rilascio di permessi a pagamento per i non-residenti da parte del comune, le attitudini sono di tre specie. Una è quella del giurista che, bollando come anticostituzionale la legge che discrimina gli autoctoni dai forestieri, non si munisce di permesso e promette che, se mai incontrerà un guardaboschi, pianterà una grana infinita fino al Consiglio di Stato. La seconda è quella di coloro che, temendo le contravvenzioni, preferiscono tenersi alla larga dai funghi anche perché mangiano al ristorante e non sanno dove metterli. La terza, quella dei filibustieri, è quella di fornire i nomi di persone di cui in realtà non sono ospiti, per ottenere il permesso settimanale (XIV-R:/A:). Un po' come avviene in Tunisia: bisogna avere l'indirizzo di un italiano per espatriare... È la prima cosa che ti chiedono.

Conclusioni

È radicato in molti un approccio sbagliato verso le aree naturali meno antropizzate e selvagge. Ed è quello di un turismo avido, ansioso di rifarsi del costo sostenuto per il viaggio. Pensiamo agli importatori dilettanti italiani di orologetti e mocassini dagli Stati Uniti, di icone dai paesi dell'Est, di perle dall'Africa centro-occidentale... di funghi dalle valle alpine. I boschi cominciano ad essere sovraffollati, violati, inquinati.

L'agonismo dell'accaparramento toglie la poesia e il rilassamento del contatto con la natura. Induce alcuni indigeni a strafare nella raccolta per soddisfare la domanda di un bene raro e prelibato, ma anello di un delicato ecosistema. È una questione di educazione di base, che dovrebbe essere più rispettosa degli equilibri ambientali che degli stomachi di cinquanta persone invitate al cenone. Speriamo che se ne avvedano gli homines boleti, protagonisti di grottesche situazioni anche in quel di Primiero.

Note - Fonti

(1) CORRADO TROTTER: "Vita Primierotta nei suoi costumi, tradizioni, leggende". Pagg. 125,126 - Alcione, Trento, 1979.

(2) ANNA LUCIA BAUER: "Manuale del fungaiolo" - "I trucchi dei fungaioli" - Supplemento "Funghi" del quotidiano "L'Adige" n° 4 Pag. 7. Estate 1992.

* LIVIO TISSOT: "Dizionario Primierotto" - Prov. Auton. Trento 1976. (Per la traduzione della poesia dialettale).

* GIOVANNI MENEGUZ: "Pieve" in 1.

* PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO: "Leggi dal Consiglio Provinciale" - Supplemento al n° 19 de "Il Consiglio Provinciale Cronache". Agosto 1991.

* DANIELE GUBERT: "I predatori di funghi" - Intervista a valligiani in Primiero. Cassetta audio e trascrizione. Gennaio 1993. Proprietà dell'Autore.